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Breve guida sul percorso turistico delle
“Grotte di Falvaterra”
di Augusto Carè
Parole chiave: carsismo, hum,
doline, polje, sifone, troglobi, speleoturismo, erosione, corrosione, calcite,
crostaceo, stalattite, stalagmite, concrezione, biodiversità, età del bronzo,
ramo fossile, ramo attivo, ipogeo, epigeo, bacino imbrifero.
1) Accoglienza
presso la struttura : dopo aver salutato ed essersi presentati occorre
dare indicazione sull’inquadramento geografico dell'area e sul
paese, sull’area protetta del Monumento naturale, sulla sua istituzione
(2007), grandezza (133 ettari) ed importanza, in relazione alla protezione
dell'ambiente carsico ipogeo (la grotta) ed epigeo (l’ambiente esterno con
forme di carsismo micro e macro con hum, doline e polje), sulla zona umida del
Rio Obaco, sulla biodiversità, indicazioni sull’archeologia dell'area (mura
poligonali e ritrovamenti dell’età del bronzo), sulle norme comportamentali e
su come si svilupperà la visita (percorso fino alla grotta di 500 mt ed
internamente 200 mt). Iniziare a dare indicazioni su come si formano le grotte
in ambiente carsico con i tre ingredienti: “l'acqua, la roccia ed il tempo”; in merito alla storia geologica precisare
che la grotta ha un'età di un milione di anni, mentre le rocce carbonatiche, in
cui si è sviluppata, hanno circa 100 milioni di anni; consigliate di andare al bagno prima di scendere giù alla grotta.
2) Il
pozzo dell’Obaco e Iª galleria artificiale :
il pozzo dell’Obaco, così definito dalla gente del luogo, rappresenta un
profondo sifone di oltre 20 metri che, naturalmente, permetteva il deflusso
delle acque della risorgenza carsica del Rio Obaco. Non è stato mai violato
fino al 1966 quando un ardito giovane, Lamberto Ferri Ricchi, speleologo
e subacqueo, probabilmente tra i primi al mondo, riuscì ad entrare ed a
scoprire tutto l'ambiente sotterraneo delle Grotte di Falvaterra, fino all’area
delle Grotte di Pastena; fu quindi lo scopritore delle nostre grotte. Lo
stesso, divenuto poi Geologo, condusse, negli anni ’70, i lavori per lo scavo
della Iª Galleria artificiale di ingresso a Falvaterra, necessaria per il
deflusso delle acque, e di tutti gli scavi interni, fino alle maggiori opere di
valorizzazione delle Grotte di Pastena. Occorre precisare che le due Grotte, di
Pastena e di Falvaterra, sono in realtà un unico complesso ipogeo, con uno sviluppo
di oltre 5 chilometri, tra i più grandi dell’Italia centrale, creato dall’erosione
e corrosione delle acque raccolte dal bacino imbrifero di Pastena, ampio più di 40
chilometri quadrati. Tali acque si “ingrottano” a Pastena e risorgono, dopo 2.3
chilometri, a Falvaterra.
3) Ingresso
IIª galleria artificiale : ci troviamo
all'ingresso della IIª galleria, lunga circa 100 metri, costruita, tra il 2007
ed il 2010, dal Comune di Falvaterra, per l'accesso agevole all’'interno del
complesso ipogeo. E’ una galleria a bassa pendenza per permettere, anche ai
portatori di handicap, di entrare e presenta una linea spezzata poiché durante
gli scavi è stato intercettato un vecchio ramo fossile delle grotte, interamente
riempito da materiale sciolto di trasporto da parte del fiume sotterraneo.
Questo ha comportato un cambio di direzione ed un ingresso anticipato nella
grotta naturale, esattamente sopra la rapida, con uno sbalzo di circa 10 metri.
Avvertire i turisti in relazione al fatto che : 1) non si può abbandonare
il percorso, 2) non si può fumare; 3) non si possono toccare le concrezioni.
4) La
rapida, il laghetto cuore blu ed il sifone : la rapida è il frutto dell'azione
incessante di erosione delle acque sulla roccia carbonatica e sulle argille
compatte che si trovano sul fondo e sui fianchi del piccolo lago blu, a forma quasi di cuore, profondo più di 5 metri. Tale laghetto faceva di accesso al penultimo sifone prima della
risorgenza di Falvaterra, sifone che è stato bypassato dalla galleria inferiore
posta a sinistra. La rapida, nel periodo autunnale ed invernale può presentarsi
impetuosa, con una portata di diversi metri cubi al secondo ed abbondante
trasporto solido, basta osservare a quale altezza possono arrivare i materiali
di trasporto ed i livelli di erosione;
5) Concrezione
della faglia : la
colata di calcite, sul nostro lato sinistro, si sviluppa lungo un'antica faglia
dove le acque di infiltrazione, ricche di carbonato, hanno trovato gioco facile
nel passaggio. Sul lato sinistro è più scura e marrone poiché il flusso
di acqua invernale è quasi assente; ben presente, al contrario, il flusso
di acqua sul lato destro, dove la crescita è continua ed abbondante. Le acque
della concrezione alimentano delle piccole pozze inferiori dove vivono piccoli
troglobi, animali che possono vivere solo in grotta, tra cui dei crostacei del
genere Niphargus;
6) Ramo
fossile e pelli di leopardo : siamo
all'interno di un breve ramo fossile in cui le acque circolavano in pressione,
secondo un’altra direzione, ormai abbandonata, lo rileviamo guardando la volta
che presenta dei fori e concavità in cui l’acqua ha scavato, tramite dei
mulinelli, la roccia compatta. Notiamo, inoltre, la presenza di strani depositi
di limo ed argilla legati ai cicli di deposito del vapore acqueo presente nell'aria
che hanno corroso la roccia, permettendo il deposito della parte insolubile;
7) Il
ponte sul fiume della notte : il ponte domina la parte attiva (percorsa dalle acque
sotterranee del fiume) ad un'altezza di 10 metri sotto una bellissima e
bianchissima colata di calcite posta a 20 metri di altezza. La posizione del
ponte è su un antico setto di roccia crollato, i cui resti giacciono sul fondo;
alle spalle del ponte si nota la grande faglia, ad andamento Nord-Sud, su cui
si sviluppa gran parte del tratto finale delle nostre grotte e sul cui lato
destro è evidente lo sviluppo di una grande stalattite ed un’ altrettanto
grande stalagmite che, forse, con il tempo si uniranno per formare una
imponente colonna. La velocità di crescita è variabile, da un centimetro
all’anno ad oltre 1 centimetro ogni 100 anni;
8) La
cascate e le marmitte dei Giganti : è il punto finale attuale dei lavori, da qui si domina l’area
della cascate e rapide poste al centro, sul lato sinistro evidentissima un'imponente
colata di calcite ed al centro la grande stalagmite, alta 10 metri. In basso
una serie di laghetti, denominati “le marmitte dei giganti”, legate all'azione
di erosione delle acque, grazie ad una trapanazione continua, questa volta
verso il basso, con vortici violenti di rocce trasportate. I lavori futuri
prevedono il superamento della cascata con arrivo alla grande sala del crollo
ed alla zona dei meandri abbandonati e dei lampadari, con un percorso di oltre mezzo
chilometro. Tramite lo Speleoturismo questi tratti sono già visitabili, fino
alla medusa e al lago centrale, posti ad 1 km dall’'ingresso. A questo punto si
chiede ai turisti se ci sono delle domande, si ringrazia per la visita e li si
invita a visitare il centro storico ed il convento di San Sosio.
In costruzione
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